21 febbraio 2016
Eccoci all'ultima puntata del viaggio e al mio ultimo giorno come ambasciatrice della Cina. Siamo a Pechino e giriamo la città.
21 agosto 1997
Mattinata alla Città Proibita. Ci andiamo in taxi, le Giuseppine, Patti e io, facendo un lungo giro intorno ai fossati fino all'ingresso. La Città Proibita, che occupa 72 ettari di terreno, appare splendida, eppure ancora più doveva apparire quando comprendeva anche il Parco Bei Hai e la Collina del Carbone. Il fossato che la circonda è pieno d'acqua e la cinta muraria alta 13 m, che non doveva essere superata in altezza da nessun'altra costruzione in Pechino, presenta sui quattro angoli mastodontici torrioni di guardia. Entriamo dalla porta Wumen in un ampio cortile con un fiume scavalcato da cinque ponti e arriviamo alla Porta dell'Armonia Suprema, oltre la quale si apre un immenso cortile capace di ospitare centomila persone. Sullo sfondo troneggia il Palazzo dell'Armonia Suprema. Il colpo d'occhio è straordinario: è tutto un susseguirsi di costruzioni leggere dipinte di rosso granata con i tetti a pagoda gialli (il colore dell'Imperatore) e scale e portali. Ci sono grandi bacili di bronzo che venivano tenuti pieni d'acqua per scongiurare il pericolo di incendi e bracieri nei quali bruciavano legni di sandalo e di rosa e incenso per profumare l'aria e riempire di nuvole l'ambiente così da dare l'impressione di una città sospesa al limite del cielo. Il Palazzo dell'Armonia Suprema custodisce il trono del dragone. I palazzi che seguono, quello dell'Armonia Protetta e dell'Armonia Perfetta, servivano all'imperatore bambino per apprendere i suoi doveri e come sala per cerimonie minori. Per accedere alla Porta della Purezza Celeste si scende una scala dove si trova il grande tappeto di marmo, un monolito di 16,5 m di lunghezza per 3 di larghezza, del peso di 250 tonnellate! Dalla porta si entra nella zona privata dove ci sono il palazzo che custodisce il trono dell'imperatrice e altri di minore importanza ma non meno eleganti. Alla fine si arriva alla Porta della Tranquillità Terrestre da cui si accede ai giardini. Al di là dei bei nomi che hanno porte e palazzi, all'interno della Città Proibita la vita non doveva essere tanto tranquilla: eunuchi e concubine lottavano per il potere, qualcuno spariva, teste cadevano, nemici più o meno dichiarati o ritenuti tali venivano condannati a morte. Dietro i brillanti colori e gli smalti lucenti ribolliva un mare torbido di incertezze e inquietudine nel quale nemmeno il più abile capitano si poteva sentire sicuro di alcunché. Da tutta la città comunque emana un fascino che da tempo immemorabile conquista il cuore e la mente degli occidentali. Basterà fare gli otto inchini di rito davanti al trono del dragone per evocare lo spirito di qualche imperatore?
Usciamo dalla Città Proibita attraverso la Porta della Fierezza Divina e andiamo alla Collina del Carbone, costruita con il materiale di scarto della città stessa e con la terra di scavo dei fossati. Custodiva il carbone che serviva come combustibile per la Città Imperiale. Saliamo fino al Padiglione delle Diecimila Sorgenti dal quale si gode uno straordinario panorama della Città Proibita, del Parco Bei Hai con la sua Dagoba Bianca, delle Torri del Tamburo e della Campana e di tutta Pechino.
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immagini dal web |
Nel pomeriggio andiamo a visitare il Tempio del Cielo. L'Imperatore vi si recava due volte l'anno: nel primo mese del calendario lunare, per la festa della Lanterna, chiedeva agli dei e agli spiriti del sole, della luna, delle nuvole, della pioggia, del tuono e dei fulmini di benedire il raccolto futuro; al solstizio d'inverno per ringraziare del raccolto dell'anno precedente. Si faceva una lunga processione che si snodava lungo le vie di Pechino dalla Città Proibita, ma nessuno doveva vederla. Tutti stavano chiusi in casa con le finestre sbarrate. Il Tempio della Preghiera per un Buon Raccolto si trova in fondo ad un cortile quadrato all'interno e tondo all'esterno, su una triplice terrazza. Sul davanti del tempio ci sono i palazzi che servivano da depositi e mattatoi. Il Tempio della Volta Celeste Imperiale è più piccolo e ha un significato commemorativo e infine l'Altare Circolare, chiuso in una duplice cinta di mura, è costruito come una triplice terrazza rotonda, al centro della quale si svolgevano i sacrifici. Il Tempio del Cielo è un complesso grandioso, che regala agli occhi un'immagine armoniosa grazie alla perfetta fusione dei colori: blu e verde per i tetti (i colori del cielo e della fede), rosso spento per le pareti e bianco per i marmi degli altari, della balaustre e delle scalinate, il tutto contro il verde tenero dei prati curatissimi e l'azzurro fondo del cielo di questa giornata splendida.
22 agosto 1997
Andiamo a fare un giro intorno ai fossati della Città Proibita e poi in piazza Tien'anmen, una delle più grandi del mondo (800 m di lunghezza per 500 m di larghezza). Sulla piazza si aprono il Palazzo dell'Assemblea del Popolo, il Museo di Storia Cinese, il Mausoleo di Mao e la Città Proibita.
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immagine dal web |
Siamo circondate dalla solita massa di persone che non si disperdono nemmeno in questa gigantesca piazza. Allora ce ne andiamo in taxi al Tempio del Lama, uno dei più grandi di Pechino. Superiamo l'Arco d'Onore e attraverso un giardino arriviamo alla corte più interna con le Torri del Tamburo e della Campana. Sui vari cortili si affacciano numerose sale di preghiera, fra cui quella dell'Eterna Armonia con i Budda del passato, del presente e del futuro, e quella delle Diecimila Benedizioni che ospita una statua del Budda Maitreya alta 23 m e scolpita in un unico tronco di legno di sandalo.
Qui è tutto molto tranquillo, le persone sono silenziose e raccolte, l'aria è piena del profumo d'incenso che si libera dalle migliaia di bastoncini accesi. Un po' stordite andiamo ancora al Quartiere delle Legazioni dove fino alla caduta dell'Impero si godeva di extraterritorialità e vi avevano sede le ambasciate e i consolati dei paesi stranieri. Ancora oggi questa zona ha un aspetto europeo, le case hanno bei giardini e facciate eleganti, insomma si respira un'aria diversa...
Ormai è il tramonto, il Monumento agli eroi della Nazione si accende di una luce particolare e nel cielo si alzano come ogni sera gli aquiloni che ricordano la rivolta del 1989.
Ecco, il viaggio è finito, domani torniamo a casa.
Quando a Marco Polo, in prigione, fu chiesto di ritrattare quello che aveva scritto, pensando che avesse lasciato galoppare un po' troppo la fantasia, non lo fece. Anzi rispose che non aveva raccontato nemmeno la metà delle cose che aveva visto. Io ho raccontato tutto, ma non visto che una piccola parte di quello che la Cina può offrire.
E festeggiamo l'ultima sera a Pechino con la fonduta mongola. Enjoy!
FONDUTA
MONGOLA
400
g di carpaccio di manzo
400
g di carpaccio di lonza di maiale
400
g di carpaccio di petto di pollo
200
g di vermicelli di riso
4
cipollotti
4
carote
2
melanzane
2
spicchi d'aglio
1
pezzetto di zenzero fresco
vino
bianco
salsa
di soia
aceto
di mele
olio
di riso
zucchero,
sale
olio
EVO
semi
di sesamo tostati
brodo
vegetale
Pulite
e affettate per il lungo le melanzane e fatele cuocere a vapore per
15 minuti. Poi tagliatele a listerelle e fatele rosolare con l'olio
EVO. A parte fate soffriggere l'aglio tritato con lo zenzero e
bagnate con 2 cucchiai di salsa di soia, 1 cucchiaio di vino, 1
cucchiaio di aceto, 1 cucchiaio di olio di riso, 1 cucchiaio scarso
di zucchero. Versate sulle melanzane, regolate il sale e cospargete
con i semi di sesamo. Tagliate a striscioline sottili tutta la carne.
Lessate i vermicelli di riso e conditeli con olio EVO. Tagliate a
listerelle cipollotti e carote. Preparate per ogni persona delle
ciotoline con i cipollotti, le melanzane, le carote, i vermicelli, la
salsa di soia e le carni. Tenete il brodo bollente su un fornelletto
in modo che ognuno possa intingervi la carne in modo da cuocerla. Ognuno sceglierà di condirla come preferisce, con le verdure crude, le melanzane o l'immancabile salsa di soia.
Ora sapete perché ho scelto di essere l'ambasciatrice della Cina: mi ha fatto tanto piacere ricordare questo viaggio insieme a voi. Quando ho scelto proprio questa vacanza per l'estate del 1997 volevo provare a me stessa che potevo resistere al caldo, alla fatica e al disagio. Non sapevo che avrei trovato paesi meravigliosi: il mio viaggio in realtà è cominciato in Uzbekistan e ho visto Kivha e Samarcanda e solo dopo aver attraversato il Kirghizistan sono arrivata in Cina. Non sapevo neanche che mi sarebbe rimasto qualcosa di molto prezioso: il prossimo anno Patti, le Giuseppine e io festeggeremo 20 anni di amicizia, un'amicizia che ha resistito molto bene alla lontananza, che ci ha portato a viaggiare ancora insieme, che ci ha permesso di condividere le nostre vite, che ha fatto di noi persone migliori.
Grazie a tutti :)
Le immagini del Tempio del Cielo e del Tempio del Lama sono in parte prese dal web.