14 ottobre 2015
Ciao a tutti, eccomi qui, sono tornata: grazie per gli auguri, la mia Arbanella gongola nel vostro affetto e per ringraziarvi non può che promettere di continuare a dividere con voi ricette e racconti.
Oggi sulla scia del titolo di una bellissima canzone di Paolo Conte, vi parlo un po' della mia città, che ormai sapete, amo visceralmente. Nel senso che il mio amore è a prescindere, non importa se ci sono tante cose in lei che non mi vanno bene e se spesso ho pensato che mi sta un po' stretta, ne sono innamorata e l'amore perdona tutto!
Perché scelgo di parlarvene proprio oggi, da quel dì che ho aperto il blog, è perché con Patrizia mi sono fatta un giorno di full immersion nel suo centro storico, patrimonio dell'umanità.
Patrizia
e io ci siamo divertite moltissimo; abbiamo fatto un mare di cose, a
cominciare dalla visita alla mostra attualmente ospitata a Palazzo
Ducale "Dagli impressionisti a Picasso" allestita con quadri
provenienti dal Detroit Institute of Arts: capolavori di Van Gogh,
Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani e Picasso si
rincorrono sulle pareti dell'Appartamento del Doge coinvolgendo e
appagando il visitatore.
I quadri scelti per il poster della mostra sono un autoritratto di Van Gogh e un ritratto di Dora Maar, una delle amanti di Picasso. Guardate gli occhi di questi personaggi, in Vincent tesi e ansiosi, in Dora dolcissimi, presa com'è nella lettura: li ho trovati meravigliosi nel loro accostamento.
Non ci siamo fatte mancare, dopo aver nutrito
lo spirito, il nutrimento della carne con una cena a base di baccalà che
ha coinvolto anche la mia carissima SILVIA
e come se non bastasse, giusto prima della cena, Patti e io siamo
andate al primo assaggio della stagione alla mia vinoteca di fiducia! Un
aperitivo coi fiocchi a base di Traminer e Pinot nero con formaggio e
grissini, tanto per smorzare l'alcol!!!
Ecco un assaggio del mio "tutto baccalà", le ricette arriveranno presto, anzi una sta qua sotto ;)
Tutto
questo venerdì; sabato siamo andate in giro
per i miei amati caruggi, alla scoperta delle formelle dedicate a San
Giorgio, uno dei patroni della città.
La maggior parte delle formelle fanno da timpano ai portoni, sono in marmo e quelle ripulite e restaurate sono veramente molto belle. Quella centrale nel collage invece è sul fianco destro del duomo. Alcune sono in pessimo stato e due sono proprio scomparse, spero si trovino al Museo di Sant'Agostino e non siano invece crollate per l'incuria e l'abbandono.
Ed eccolo il Duomo di Genova dedicato a San Lorenzo, la cui costruzione iniziò nel 1100 e terminò alla fine del XIV secolo. Sull'impianto romanico ci sono molte sovrastrutture gotiche, come i portali e le torri campanarie. All'interno sono custodite le reliquie di San Giovanni Battista, patrono della città.
Ci sono altre due chiese molto belle nel centro storico, che hanno conservato le loro caratteristiche e non sono state rimaneggiate in epoca barocca, San Donato e Santa Maria di Castello.
San Donato è un altro magnifico esempio di romanico genovese, è una chiesa antichissima, che sorge sulle rovine di una precedente del VII secolo. Si affaccia su una piccola piazza, silenziosa, perché non è possibile arrivare con le auto, a pochi passi dal quartiere di Sarzano, molto animato, e dal Porto Antico. Qui il tempo si è fermato.
Santa Maria di Castello, che sorge sull'omonima collina e domina l'area della darsena, è stata costruita su un antico luogo di culto mariano voluto da un re longobardo alla metà del 600 anche se le prime notizie documentate risalgono all'XI secolo. La chiesa sorgeva a poca distanza dal castello fortificato del vescovo, nei
pressi del quale si era insediata anche la potente famiglia feudale degli Embriaci, situazione che fece di quest’area, al riparo dalle scorrerie dei saraceni grazie alla sua posizione arroccata, la sede del potere politico e religioso cittadino. La chiesa attuale fu costruita nella prima metà del XII secolo e fu in seguito affidata ai Domenicani, che ne curarono anche l'ampliamento, realizzando tre chiostri, la sacrestia e facendone un vero e proprio polo culturale. Nel primo chiostro c'è un
loggiato affrescato che guarda il mare e custodisce un affresco prezioso, l'Annunciazione di Giusto d'Alemagna del 1451. Tra il XV e il XVII secolo numerose famiglie patrizie fecero costruire lungo le navate laterali della chiesa le
loro cappelle gentilizie, arricchite da opere d'arte dei maggiori
artisti dell'area genovese.
Al di là della storia che si respira qui, è il fascino dei chiostri silenziosi quello che conquista e ti resta dentro.
Sempre per nutrire la carne oltre che lo spirito, ecco dove ci siamo fermate a pranzo.
Come vedete nella foto, qui bisogna sempre sgomitare, ma ne vale veramente la pena! E' l'unica friggitoria rimasta delle molte che si trovavano nell'area di Sottoripa, a ridosso di quello che adesso è il Porto Antico e prima era il vero e proprio porto della città, con le sue navi e i suoi traffici sia mercantili che passeggeri. Piccolo piccolo, lassù sulla sinistra c'è il piattino che ci siamo sbafate con grande soddisfazione, dei pesciolini, un gamberone, qualche acciuga e un filettino di baccalà, tutto passato nella farina o nella pastella e fritto: leggero da fare invidia a qualunque tempura...
Ma abbiamo girato ancora, ecco un collage di altre cose che abbiamo visto.
Alla fine il contachilometri del cellulare di Patti, ci ha dato 11 km e tanti gradini come in un palazzo di 10 piani: calorie del fritto neutralizzate!!!!
Domenica Patti è ripartita: come spesso mi capita, mi sono sentita improvvisamente sola, dopo aver riempito completamente due giorni, ho avuto una domenica vuota. Ho riordinato un po' e ho continuato a bermi la città inondata dal tiepido sole autunnale oltre le finestre...
Ma ecco la ricetta che vi ho promesso.
BACCALA'
AL LATTE E RADICCHIO
800
g di baccalà ammollato e spinato
400
ml di latte
2
spicchi d'aglio
1
mazzetto di prezzemolo
4
acciughe sott'olio
1
cespo di radicchio di Treviso
2
cespi di indivia belga
100
g di olive al forno
aceto
di vino bianco
olio
EVO
sale
Preparate
un trito con aglio, ¾ del prezzemolo e le acciughe, quindi
soffriggete in padella con 3 cucchiai d'olio. Pulite le insalate e
tagliatele a listerelle, passate nel soffritto spruzzando con un po'
d'aceto, quindi trasferite in un piatto e tenete da parte. Aggiungete
2 cucchiai d'olio in padella, dividete il baccalà a pezzi e
cuocetelo per circa 20 minuti unendo poco a poco il latte caldo.
Negli ultimi 5 minuti unite le olive e le verdure, regolate il sale e
cospargete con il prezzemolo rimasto tritato.
Ecco, direi che per stasera può bastare, alla prossima, un abbraccio :)