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Ecco Vilnius!

8 settembre 2011

Che mattinata, amici! Stendo un pietoso velo e mi rifugio a Vilnius, anzi vi porto con me...

A Vilnius ci sono arrivata il 5 agosto in volo da Riga e l'ho vista dall'alto con le sue belle piazze, le sue colline, i bastioni e le ampie zone verdi, tagliata dai due fiumi che la attraversano. Appena ho potuto sono scappata dall'albergo in perlustrazione. Piacevolissimo impatto: la parte vecchia è bella e completamente restaurata, con tanti piccoli locali affacciati sulle strade e enormi chiese dai colori delicati che stridono con il fasto degli interni barocchi.


La chiesa di San Casimiro

Il giorno dopo però ho deciso di andare a Trakai, poco lontano dalla capitale, dove c'è un magnifico castello, costruito in un lago e al quale si arriva attraversando un ponte. Era sabato e quindi era pieno di gente e di spose con il loro corteo di damigelle e di bimbi che festeggiavano forse il battesimo o qualcosa del genere e anche di persone più anziane alle prese con anniversari di matrimonio e compleanni. Insomma una baraonda in festa! Mi sono passata una bellissima giornata, perché ho visto proprio il colore e gli usi di questo popolo.



La domenica l'ho passata nella parte nuova di Vilnius, partendo dal bellissimo e candido Duomo con torre altrettanto candida che troneggia separata dalla chiesa nell'ampia piazza e percorrendo con larghe deviazioni tutta la Gediminio Perspektas fino alla cattedrale ortodossa. Su questa bella strada c'è il museo del KGB. Vilnius ha avuto una lunga storia, dal 1200 ai giorni nostri, ha attraversato periodi di splendori e periodi molto bui e soprattutto dall'inizio della seconda guerra mondiale i periodi bui sono sprofondati nel terrore della persecuzione nazista agli ebrei prima e delle purghe comuniste poi. Nel museo sono raccontati gli anni dell'occupazione rossa. Io mi faccio un dovere, per come sono e per quello che sono, di visitare questi musei, e di cercare di capire perché succedono certe cose. Ho cercato di seguire nelle indicazioni tanto in lituano e poco in inglese cosa è capitato a questa gente, strappata dalle proprie case e mandata in Siberia, che con semplicità e orgoglio ha cercato di ricostruire qualcosa, una parvenza di casa e di vita, per tornare poi, veramente con le pezze al culo, ma almeno vivi, in patria molti anni dopo. Nei sotterranei di questo museo, però ci sono le prigioni, il luogo di quelli che non sono partiti, celle anguste per 10-20 persone, con la luce sempre accesa, la camera della tortura con le pareti imbottite perché risultasse insonorizzata e quella dove le persone stavano immerse nell'acqua gelata; le docce comuni e i gabinetti, tutto in comune, tutto all'aperto, senza pietà, senza decenza, senza rispetto. Persone che diventavano solo numeri, ai quali strappare segreti. E in fondo al cortile, la camera delle esecuzioni. Io so che non dovrei andare, che non dovrei scendere, ma la mia mano da sola apre la porta e le mie gambe vanno giù, cammino su un pavimento di vetro che mi fa intravedere un pavimento più vecchio coperto di sabbia con delle scarpe rivolte in una sola direzione, sento rumore di passi, ma sono sola, è un suono di fondo, che mi riempie di angoscia, e svolto alla fine in una camera stretta, c'è un televisore acceso e da lì esce un linguaggio che non capisco nelle parole, ma che non lascia dubbi su quello che vuole esprimere, e un poveruomo che viene buttato a terra e una pistola che gli viene puntata alla tempia e uno sparo e lo schermo si riempie di sangue...e io con gli occhi sbarrati guardo il muro e non con sollievo ma con stupore non lo vedo tutto quel sangue e allora mi volto e faccio la scala di corsa e esco con il cuore che batte all'impazzata e il respiro bloccato e mi butto letteralmente fuori dal questo museo e cammino cammino fino in fondo alla prospettiva, non so se piango, non so cosa provo, sono angosciata e stranita e in realtà mi accorgo che sto di nuovo respirando normalmente solo dopo essere ritornata alla cattedrale ed essere entrata nella sua frescura ed essermi seduta, lì a guardare negli occhi Nostro Signore. Troppo facile chiedergli i perché. Troppo facile dire che se ci fosse veramente tutto questo non dovrebbe essere successo, non dovrebbe succedere e non dovrà succedere. Se la poca cosa che è l'uomo diventa brama di potere, non c'è chi ci può salvare. E allora io mi dico che sono molto fortunata a essere nata dopo le guerre e in Italia. E allora sorrido di nuovo e fuori della cattedrale c'è il sole di un pomeriggio d'agosto e Carla è in vacanza e se ne va in giro con il naso per aria e un piccolo segno nel cuore....




Poi è successo che dopo  tanto sole e bel tempo, il lunedì mattina mi sono svegliata con il diluvio universale. Inutile aspettare che spiovesse, mi sono bardata come meglio potevo e sono uscita: tempo mezz'ora ero già zuppa. Allora mi sono infilata in un negozio e ho comprato un ombrello bello grande. Poi nell'ordine ho trovato le prime tre chiese chiuse, essendo due in restauro e la terza aperta solo alla sera per i concerti e il museo dell'olocausto chiuso per ristrutturazione; il museo degli ebrei in Lituania non sono proprio riuscita a trovarlo, forse era chiuso pure lui. Fortunatamente sono riuscita a visitare l'Università, che nel cortile maggiore ospita la chiesa di S. Giovanni che davvero è meravigliosa. La pioggia diminuisce, sembra quasi che sbuchi fuori un po' di sole, ho sete e caldo, perché è molto umido, allora vado in un bar e ordino un té allo zenzero, che ovviamente arriva bollente, perché dove stava scritto che era freddo, Carla sei proprio stupida :(((((  Pazienza, mi rimetto in cammino e dopo circa 1 chilometro arrivo alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, che sorride con il suo bel portone spalancato e mi accoglie, completamente restaurata nei suoi interni candidi e rococò. Dai dai che il lunedì si sta raddrizzando...peccato che infilo la strada sbagliata per andare al bastione e faccio un paio di chilometri in più del necessario e poi ovviamente il bastione è in restauro :( accipicchiaccia ma che ore sono, c...o l'orologio si è rotto e dico rotto perché la pila l'ho cambiata prima di partire e ora è fermo! IO LO ODIO IL LUNEDI'!!!!! Ma no,  sono in vacanza: torno in albergo, mi caccio sotto la doccia e mi scelgo un bel posto dove cenare: un ristorantino con la terrazza sulla Plinies Gatvé, la vecchia strada che taglia il centro storico dal Palazzo comunale al castello e il pollo alla Kiev mi rimette al mondo e Vilnius sorride sorniona, dopo avermi preso per i fondelli tutto il giorno :D

Piazza del Municipio

La chiesa di S.Giovanni nel cortile dell'Università

Poi sono ripartita per la Polonia, ma questa è un'altra storia.

Allora cari amici, oggi nessuna ricetta. Domani vi sommergerò di piattini deliziosi. Adesso passo da voi. Vi abbraccio, baci :)





8 commenti:

  1. Ed ecco finalmente Vilnius, ero proprio curiosa d vederla, anche se solo tramite i tuoi occhi.
    E che dire, tutto il mondo è paese, i restauri si fanno "giustamente" quando la gente è in giro e potrebbe aver voglia di vederli questi posti!!!
    E va beh, pazienza!!!
    Resto in attesa dei piattini ma anche del bel racconto di questo tuo splendido viaggio.
    Baci Carletta

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  2. ...ma quanto ti invidio???
    Tantissimo, meno male che me lo hai raccontato questo fantastico viaggio!
    ciao loredana

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  3. forse abbiamo una cosa in comune quello di cercare di capire le città guardandole dall'alto; io ho sempre salito di tutto torri, campanili, archi qualasiasi cosa poteva portarmi in alto e vedere, ad ogni passo che faccio verso l'alto scopro paesaggi nuovi finchè non arrivo in cima e poi la discesa si fa ad occhi chiusi portando nel cuore quello che si è visto. L'ultimo mio scorscio dall'alto è stato a ferragosto da in cima auna torre ho visto tutta la carinzia, un qualcosa di mozzafiato. Un abbraccio

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  4. cara Carla, il tuo racconto così pieno di emozioni mi ha rapito. Di solito sei così ermetica che leggerlo mi ha fatto sentire quanto dev'essere stata forte quella stretta al respiro..
    Credo -e non sono sola in questo- che non esista l'inferno come descritto dai nostri preti, perché in realtà l'inferno è quello di cui parli tu e continua ad esistere, sul nostro pianeta, a quel livello di coscienza. E continuerà ad esistere. E' L'UOMO che è così, a partire dai suoi primordi in poi.
    Col tempo e con le varie stratificazioni della società si cresce, crescono anche le società "bambine", quelle con poca coscienza... e pian piano le cose migliorano, ma c'è sempre una prima classe.. una terza.. una quinta e... un'università. Tu sei nata qui, all'università (e mai fatto è più reale ;)) ed il tuo cuore è più aperto, sente ancora quei dolori, ma sente anche la bellezza di tutto il resto, che permane, nella sua grande "immanenza"
    Ti abbraccio forte, il giro a Vilnius mi è piaciuto nonostante il batticuore

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  5. Grazie Carla di questo bellissimo regalo che ci hai fatto, io quest'anno non mi sono mossa dalla mia citta' e fare un viaggio attraverso i tuoi racconti mi ha fatto molto piacere!!!!Buona serata un abbraccio!!!

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  6. leggendo le tue parole circa il museo veramente mi si è stretto il cuore, a volte l'atrocità umana va oltre quello che si può anche solo pensare...cmq da lunedì il Ruggito rcomincia e le mattine, anche il lunedì, ci sorrideranno!Scherzi a parte grazie per le descrizioni così accurate e scritte piacevolmente!!!Bacioni P.S. Se senti forte la mancanza dei Conigli e non riesci ad aspettare fino a lunedì i miei crostoli ti potranno consolare!

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  7. Bellissimi posti , grazie per le foto favolose!!Un bacione Anna ^_^

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  8. Eccomi carissima a leggere questo tuo racconto appassionato ricco di emozioni, le tue e ora le nostre!!!
    L'ho letto tutto ad alta voce coinvolgendo mia figlia che stava allattando e così siamo state partecipi delle tue peripezie e di quanto raccontavi circa il museo del Kgb e degli orrori visti e intuiti...
    Ti voglio bene anche io e mi piacerebbe conoscerti di persona...Chissà se sarà possibile.
    Un bacione grande

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